quando UN PERCORSO
DI COUNSELING
HA UN LIETO FINE?



Cosa avviene durante un percorso di counseling?
Che cosa ottiene la persona che si rivolge alla counselor?


In questo articolo sintetizzo quanto è avvenuto con Cristina nei colloqui successivi al primo e quali obiettivi ha raggiunto al termine del percorso

 Ringrazio di cuore la persona che si è rivolta a me e che gentilmente ha accettato di essere protagonista del racconto nel rispetto della privacy.

Di cosa parliamo in questo articolo?

Premessa

Cristina è arrivata da me perché si sentiva bloccata e non riusciva ad iscriversi all’esame di inglese, troppo assorbita dalla quotidianità.
Durante il primo colloquio abbiamo esplorato insieme la sua “giornata tipo” ed è emerso che la ragazza

• ha una giornata ricca di impegni, il fine settimana assiste una persona anziana per guadagnare qualcosa e a breve curerà un’altra persona a cui si sente particolarmente legata;

• ha constatato di avere meno energie rispetto a prima, così per far fronte a tutti gli appuntamenti si alza verso le 4.30 del mattino;

• quando si sveglia pratica esercizi di automotivazione che le danno l’energia necessaria per affrontare la giornata.

Il colloquio termina con Cristina che vuole provare a riorganizzare alcune attività al fine di sfruttare meglio le energie mattutine per studiare.

Dobbiamo ancora vedere cosa realmente sta impedendo a Cristina di pagare la quota di iscrizione all’esame.

Dire sempre di sì: rischiare di rompere l’elastico

Cristina conferma che ha preso in carico la persona, ma ha discusso con il compagno che le ha fatto presente più di una volta che non può “allungare troppo l’elastico”. Alla fine l’accordo è che il ragazzo la aiuterà in cucina fino al superamento dell’esame previsto entro fine settembre.

Ritorniamo sull’organizzazione della giornata e Cristina spiega che ha predisposto una tabella in cui incasella gli impegni quotidiani “per avere meno ostacoli possibili nella speranza che durante la giornata non ci siano altri eventi imprevisti”.

Quando un obiettivo è impossibile: sperare che non ci siano imprevisti

Questa frase nasconde il tranello “obiettivo impossibile”: è inevitabile che durante la giornata accada qualcosa di imprevedibile e di cui non è possibile avere il controllo, ma sembra che Cristina non riesca a vederlo. Mentre cerco di capire in che modo muovermi, mi arriva in aiuto una zanzara.

Cristina racconta che alle tre del mattino si è svegliata a causa di una zanzara che con il suo ronzio l’ha fatta alzare da letto; quando l’ha allontanata è tornata a dormire sapendo di doversi risvegliare dopo poco tempo, ma quando ha riaperto gli occhi erano già le sei e mezza e il piano di studi era andato a pallino!

Colgo questa occasione per commentare: “Che buffo, abbiamo parlato di imprevisti e stamattina te n’è capitato uno.” Cristina mi guarda sorpresa: non aveva pensato che anche la zanzara era stato qualcosa di inaspettato che lei non era riuscita a inserire nella tabella.

La ragazza ha aggiunto un tassello alla propria consapevolezza, ma non abbiamo ancora raggiunto il nucleo del problema.

Imparare il no: aiutarsi nella propria realizzazione

bolla - percorso di counseling

Cristina arriva con una decisione: spostare la data dell’esame a ottobre, ripromettendosi di smettere di assistere una delle due persone entro la fine di settembre per ritagliarsi più tempo per il ripasso.

Per la ragazza è una soluzione difficile perché finora non si è mai permessa di rifiutare una richiesta di aiuto, ma confessa che ha preso coraggio quando si è resa conto che ha sempre aiutato gli altri a raggiungere i loro obiettivi mettendo in secondo piano la propria realizzazione.

Esploriamo gli obiettivi che seguiranno al superamento dell’esame di inglese: Cristina aspira a frequentare un master e, qualora non riuscisse, ha pronte due alternative.

Vediamo anche come gli altri componenti della famiglia stanno rispondendo alle sue decisioni ed emerge che Cristina si sta impegnando da tempo nel ridefinire i rapporti famigliari e ha già raggiunto un equilibrio funzionale all’attuale situazione.

Ho sempre fatto così: cambiare un'abitudine può portare a piacevoli scoperte

Cristina ha cominciato a ridurre l’orario di assistenza alla persona a lei cara e per la prima volta ha anche rifiutato di sostituire all’ultimo minuto la collaboratrice nel secondo lavoro e con grande meraviglia ha constatato che chi aveva bisogno ha trovato una soluzione alternativa.

Finora la ragazza non aveva mai avuto il coraggio di dire di no perché  era convinta di essere l’unica risorsa disponibile.

Nell’ultimo incontro Cristina è arrivata con più tempo a disposizione per ripassare e con la data definitiva dell’esame.

Riflessioni finali

Cristina si è rivolta a me nel momento in cui si sentiva travolta dalla quotidianità; sebbene avesse già discusso diverse volte con i famigliari a causa della sua difficoltà a dire di no agli altri, non era ancora riuscita a cambiare atteggiamento.

Attraverso il percorso di counseling la ragazza ha acquisito maggiore consapevolezza su alcuni aspetti di sè:

  • non riesce a rifiutare soprattutto le richieste di aiuto di persone in difficoltà;
  • finora ha permesso agli altri di raggiungere i loro obiettivi ed è arrivato il momento di realizzare i propri;
  • era infondato il timore che non ci fosse nessun altro a sostituirla in caso di necessità.

Per me notare la sorpresa, il dubbio e la riflessione che man mano si riflettevano sul volto di Cristina è stata motivo di meraviglia e soddisfazione. 

Vedere la sua capacità di cambiamento e i risultati che ha ottenuto mi fanno dire che il percorso ha avuto un lieto fine.